Mi disse di sparire dalla sua vita, per sempre. Non avrebbe cambiato idea, mai. Avrei fatto bene ad evitare qualsiasi sentimentalismo. Riconquistarla sarebbe stata una pia illusione. Ogni sforzo sarebbe stato vano.
- Non ti amo più è inutile. Se ci fosse stato Amore avresti fatto una scelta diversa. Non farti più vedere, disse, sbattendo la porta di casa con violenza inaudita.
Con la mia roba in mano entrai nell’ascensore e in quel preciso momento mi accorsi di provare un senso di leggerezza, come se mi fossi tolto un peso. In fondo sapevo che quella conclusione era stata voluta anche da me.
Io e Antonella c’eravamo lasciati già da molto tempo, lo sapevamo entrambi, ma siamo andati avanti lo stesso, per forza d’inerzia. Poi, alla prima mossa inaspettata del destino abbiamo perso l’orientamento, e la scelta presa è stata quella sbagliata.
In automobile con la musica a tutto volume decisi di andare in Italia a cenare. Avevo bisogno di cambiare aria, di stare da solo e di fare qualcosa che mi facesse sentire vivo. Mangiai una pizza squisita e ordinai due birre medie con l’aggiunta di grappa – servita separatamente dentro due piccoli bicchieri. Mi piace buttarli dentro e vedere come la grappa si mischia piano alla birra, dopo che il bicchiere ha toccato il fondo. L’osmosi è affascinante ed è quello che è mancato alla nostra relazione, almeno negli ultimi mesi.
Alla cassa chiesi al padrone del ristorante di indicarmi il quartiere delle puttane. Lui mi disse che nella zona c’era solo l’imbarazzo della scelta, bastava continuare sulla statale e le avrei viste sui lati della strada fino alla rotonda, dove stazionava la concentrazione maggiore. Pagai e presi subito la direzione indicatami. La notte era fredda e il buio appesantito dalla solita nebbia padana. Dovevo rallentare fino a fermarmi per vederle. Erano sole o in coppia e si scaldavano intorno al fuoco acceso all’interno dei bidoni di latta. Qualcuna cercava di attirarmi con un gesto, alzando la gonna o mostrandomi il seno premuto ai lati da entrambe le mani. Ne feci salire una, scelta quasi a caso, non le chiesi niente, nemmeno il nome. Non ero lì per parlare. Avrei pagato senza fare storie, come pattuito. Andammo in una zona appartata, fece lei da guida, dalla targa aveva capito che non ero del posto. Era pieno di automobili, basculanti, come in preda a crisi epilettiche.
Steso sul sedile ribassato, senza niente addosso, dopo che ero venuto mi resi conto che il peso che mi ero appena tolto era stato solo nascosto, e che sarebbe tornato a farsi sentire molto prima di quanto potessi immaginare. Preso da questa scoperta fissai la donna negli occhi per qualche secondo. Lei girò la faccia come spaventata.
- Non ti amo più è inutile. Se ci fosse stato Amore avresti fatto una scelta diversa. Non farti più vedere, disse, sbattendo la porta di casa con violenza inaudita.
Con la mia roba in mano entrai nell’ascensore e in quel preciso momento mi accorsi di provare un senso di leggerezza, come se mi fossi tolto un peso. In fondo sapevo che quella conclusione era stata voluta anche da me.
Io e Antonella c’eravamo lasciati già da molto tempo, lo sapevamo entrambi, ma siamo andati avanti lo stesso, per forza d’inerzia. Poi, alla prima mossa inaspettata del destino abbiamo perso l’orientamento, e la scelta presa è stata quella sbagliata.
In automobile con la musica a tutto volume decisi di andare in Italia a cenare. Avevo bisogno di cambiare aria, di stare da solo e di fare qualcosa che mi facesse sentire vivo. Mangiai una pizza squisita e ordinai due birre medie con l’aggiunta di grappa – servita separatamente dentro due piccoli bicchieri. Mi piace buttarli dentro e vedere come la grappa si mischia piano alla birra, dopo che il bicchiere ha toccato il fondo. L’osmosi è affascinante ed è quello che è mancato alla nostra relazione, almeno negli ultimi mesi.
Alla cassa chiesi al padrone del ristorante di indicarmi il quartiere delle puttane. Lui mi disse che nella zona c’era solo l’imbarazzo della scelta, bastava continuare sulla statale e le avrei viste sui lati della strada fino alla rotonda, dove stazionava la concentrazione maggiore. Pagai e presi subito la direzione indicatami. La notte era fredda e il buio appesantito dalla solita nebbia padana. Dovevo rallentare fino a fermarmi per vederle. Erano sole o in coppia e si scaldavano intorno al fuoco acceso all’interno dei bidoni di latta. Qualcuna cercava di attirarmi con un gesto, alzando la gonna o mostrandomi il seno premuto ai lati da entrambe le mani. Ne feci salire una, scelta quasi a caso, non le chiesi niente, nemmeno il nome. Non ero lì per parlare. Avrei pagato senza fare storie, come pattuito. Andammo in una zona appartata, fece lei da guida, dalla targa aveva capito che non ero del posto. Era pieno di automobili, basculanti, come in preda a crisi epilettiche.
Steso sul sedile ribassato, senza niente addosso, dopo che ero venuto mi resi conto che il peso che mi ero appena tolto era stato solo nascosto, e che sarebbe tornato a farsi sentire molto prima di quanto potessi immaginare. Preso da questa scoperta fissai la donna negli occhi per qualche secondo. Lei girò la faccia come spaventata.
3 commenti:
Le auto basculanti... :)
Purtroppo certe cose "guariscono" solo col tempo!
L'ho messo fra parentesi perchè alla fine qualcosa rimane sempre, ma il dolore col tempo lo sopportiamo meglio..
La cosa importante e non aggiungere errori...
L'importante è avere preso atto della fine, per poter andare avanti. Se poi s'interiorizza la ferita, la si assimila, non brucia più...
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