Eleanor Rigby

Non sono un fan di Douglas Coupland, spesso le sue storie mi appaiono troppo poco verosimili, costruite ad arte per sorprendere oltremodo il lettore. Inoltre, non amo per nulla leggere i libri con protagonista una donna, scritti – per di più in prima persona – da uomini. Le poche volte che è successo ho avuto la netta sensazione di leggere una storia senza nerbo, dominata da una strategia che quasi sempre mostra la corda. In questo caso però, l’animo femminile non viene scandagliato troppo in profondità e l’autore non scade in facili pietismi o in derive melodrammatiche. La lacrima, quindi, non cade grazie all’uso di un sarcasmo assolutamente gustoso. Si capisce subito che Eleanor Rigby lascerà il segno. L’attacco è davvero bello, non ne leggevo di così intesi da tempo. Come capita sempre davanti ai grandi libri anche questa volta la cosa che più mi è piaciuta è stata la possibilità di riconoscere pezzi di me in ogni personaggio, nessuno escluso. Onore al merito.
Il libro narra le vicende di Liz Dumm, una signora canadese sulla quarantina senza alcuna qualità apparente. La vita sociale della donna è pari a quella di una statua e la sua capacità di suscitare interesse negli altri rasenta lo zero. In altre parole è una persona praticamente invisibile sia per amici e colleghi, sia per i familiari. E tutto questo contro le leggi della fisica visto che una persona così grassa non dovrebbe passare inosservata (perdonatemi la pessima battuta). Nella sua vita esiste una sola costante: la solitudine. Questo fino al giorno in cui riceve una telefonata in virtù della quale ritrova il figlio ventenne, concepito all’età di sedici anni durante una gita a Roma. Come è giusto che sia da quel momento in poi la sua vita cambia, radicalmente. Ogni cosa sembra acquistare un colore diverso e nonostante le avversità lei ora sa di essere una persona speciale come ogni altro essere umano. Non preoccupatevi non diventa una vincente, l’autore è canadese non americano.
Il romanzo è in realtà il diario della protagonista e gli avvenimenti sono raccontati attraverso due piani temporali: il primo si riferisce al passato con al centro i ricordi d’infanzia e le vicissitudini del figlio, il secondo è il livello più recente con il quale si giunge fino al 2004.
Coupland riesce a passare con grande abilità da situazioni grottesche ad altre più serie, quasi didattiche, senza la freddezza della scrittura aforistica.
Posso dirvi in totale sincerità che, dal momento in cui l’ho aperto non sono più stato in grado di chiuderlo se non a lettura conclusa. Leggetelo se vi va.

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