È stata una piccola sfida. Una sfida incredibile, contro un avversario impossibile. Ho cercato di fermare il tuo sguardo. Senza successo. Troppo sfuggente. Ti passavi la mano nei capelli, ti guardavi intorno, mi rispondevi, ma in mezzo c’era un muro invisibile. L’abbiamo visto entrambi. Ad entrambi è sembrato invalicabile. Pochi minuti, forse secondi, ed è subito arrivato il saluto finale, vissuto con sollievo. Chiaro segnale che saresti sparita, inutile venirti a cercare. In situazioni del genere mi viene voglia di strapparmi il cuore e camminarci sopra, non vedo altra cura. Non è colpa della pioggia, di un autunno agostano e nemmeno di una rivelazione miracolosa. È solo la sensazione che mai le cose vanno come dovrebbero, o forse chissà.
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20 commenti:
Già Teo...non è solo una sensazione, ma è una realtà..purtroppo!
Sembra che in effetti le cose non vanno mai come dovrebberro, o meglio come vorremmo che andassero!
Basterebbe così poco...eppure...
Però preferisco pensare che sia colpa della pioggia e perché no anche dell'autunno agostiniano!;O)
Ciao mat a bientôt
perchè le cose non vanno mai come vuoi tu, anzi è più facile cambino ancora di più
Non sono d'accordo. Le cose vanno sempre come vuoi... è solo che a volte non lo sappiamo di volere qualcos'altro!
se ne potrebbe parlare per ore.. se le cose andassero sempre come si vuole non ci sarebbero palpitazioni
Forse anche quella ragazza si è sentita impotente, imbarazzata, paralizzata. Un incontro insperato, desiderato e temuto.
Il saluto finale per lei forse non è stato un sollievo ma una vigliacca soluzione, lo sguardo sfuggente non era disinteresse, ma paura di rimanere senza fiato, le mani nei capelli una via di fuga.. Avrebbe desiderato che lui la fermasse...ma..
Il tutto vissuto al rallentatore e i pochi secondi sono sembrati minuti inteminabili..
Tutti punti di vista interessanti, certo che l'ultimo sembra piuttosto circostanziato...
Chissà, magari l'ultimo commento è il più reale perché vissuto in prima persona.. Nel locale da lui nominato durante il breve dialogo, forse lei poi è andata, ma gli incontri fatti non sono stati quelli desiderati.
strapparsi il cuore e camminarci sopra. Che strano non averci mai pensato, grazie dell'idea.
Anch'io sono andato in quel locale, ché ci speravo. Purtroppo, nessuna traccia.
Anche a me piace molto l'espressione dello strapparsi il cuore e pestarlo...molto forte, rende l'idea.
bella ragazza, begli occhi e bel cuore, bello sguardo da incrociare, sarebbe bello una sera poterti riaccompagnare
le cose possono non andare come vorremmo, di solito è così.
stanotte mi sono alzato per scrivere un altro commento, poi acceso il computer l'ho dimenticato, sfumato nel sonno residuo. capita.
OT (scusa)
ehi, lanci il sasso e ritiri la mano! com'era a.kaurismaki?
anonimomichele.splinder
OT, scusa.
davvero aki se la tira?
scusa, sono cretina. continuo a lasciare lo stesso commento perché non lo trovavo (lo cercavo in cima e non in fondo). idiota che sono...
michele benvenuta! Ti riporto un articolo apparso venerdì 11 sul Corriere del Ticino: PREDICARE E RAZZOLARE
DAVVERO GRAZIE
MISTER
KAURISMÄKI
Aki Kaurismäki, o il suo entourage, hanno deciso di non dare interviste alla stampa – scritta ed elettronica – ticinese. Scelta bizzarra. Possiamo ipotizzare che il distributore svizzero, non avendo intenzione (a quanto sembra) di far uscire nel nostro cantone il nuovo film dell’autore finlandese, abbia ritenuto una perdita di tempo organizzare queste interviste. Però è curioso che un regista-cult come Kaurismäki, sensibilissimo nelle sue opere alle ragioni e ai diritti calpestati di chi è vittima dell’arroganza dei più forti, abbia perso l’occasione di razzolare come predica. Considerato anche che, sfumate le interviste per i poveri indigeni, alla conferenza- stampa di ieri il « maestro dei diseredati » si è mostrato recidivo, concedendosi svogliatamente e giocando su un registro ironico che certo gli appartiene e stratifica il linguaggio dei suoi film, ma può risultare frustrante in conferenza stampa. « Io riluttante? Ma se sono qui! Qual è l’altra domanda? » , e ancora: « Mi chiede se il mio ultimo film è un addio alla Finlandia? Sì, non lo è». E ancora: «Quanto ai rapporti di amicizia con i miei attori, li ho scelti perché sono bravi » .
Solo due piccole osservazioni. Prima: forse Kaurismäki, vittima di qualche jet-lag, non era in chiaro sul fatto che era ospite del Festival di Locarno (Ticino, Svizzera)– che gli ha dedicato una retrospettiva sempre molto ben frequentata, gli ha offerto una «carte blanche» e ha aperto le porte del museo cittadino alle foto scattate sui suoi set – e con la sua indisponibilità ha offeso proprio i padroni di casa.
Seconda: il Festival dovrebbe cautelarsi con qualche clausola che eviti sgradevoli situazioni di questo tipo. Ma non ci stupiamo più di tanto, perché purtroppo la memoria storica è ormai merce rara e forse pochi si ricordano oggi di uno spiacevole incidente avvenuto al Festival nel 1982. Allora la giuria, presieduta dal potente produttore Daniel Toscan du Plantier, decise di non attribuire i premi del concorso, assegnando tuttavia magnanimamente quattro menzioni. Prima della decisione-schiaffo che sarebbe stata presa, un nostro giornale locale, grato perché il grand’uomo aveva accettato di presiedere la giuria locarnese titolò: «Grazie, monsieur Du Plantier ».
Red.
Amici presenti in piazza mi hanno raccontato (io stento a crederci) che Aki quando ha ritirato il premio ha dichiarato: a me di questo premio non frega un cazzo perché questo è un festival di comunisti.
grazie per la risposta. se ti interessa, da me si è scatenata la solita inutile caciara (per colpa di coma).
Ecco..
scusa ma ecco cosa?
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