La funzione (laica) del Natale

Non posso non dirmi cattolico, almeno indirettamente. Lo dico non tanto perché la nostra società viene storicamente considerata di derivazione giudaico-cristiana, quanto perchè la mia identità si è formata soprattutto in opposizione alle pratiche e ai precetti cattolici. In altre parole, oggi sono una persona con determinati valori non solo per ciò che essi hanno significato, ma anche perché non ne ho condivisi altri: nello specifico quelli cattolici. Tuttavia a volte mi trovo a condividere alcune delle loro richieste. Per esempio, ho provato un senso di benessere quando Giovanni Paolo II ha chiesto ai parlamentari italiani di mettersi una mano sulla coscienza e di adoperarsi per l'approvazione dell’amnistia e dell’indulto. Non voglio dilungarmi ora sulla questione del sovraffollamento delle carceri e sulle condizioni dei detenuti, che sono al di là di quanto si pretende nella carta dei diritti umani. Fatto sta, che tutti i politici si dimostrarono ossequiosi di fronte alle parole del pontefice, salvo poi dimenticarle con una velocità imbarazzante. Speriamo che le manifestazioni che si sono svolte oggi in numerose città italiane portino ad un risultato concreto, atteso da più di dieci anni.
Da tempo immemore mi capita, durante la mattina del 25 dicembre, di partecipare ad una sorta di funzione laica che viene celebrata direttamente dal popolo dei cittadini reietti. Fuor di metafora, questa sorta di messa laica è in realtà una trasmissione radiofonica chiamata Fuori di cella. Nel corso di questa emissione, curata dai giornalisti di Radio Popolare, viene data la possibilità ai familiari amici e conoscenti dei detenuti, di mandare gli auguri di Natale, via etere, ai loro cari che stanno dietro le sbarre. Fino a qualche tempo fa anche i detenuti potevano mandare i loro auguri alle mogli, alle madri e ai figli attaccati alla radio nelle loro case. Purtroppo quest’anno per volontà del ministro Castelli questa possibilità è stata loro negata. Tutto nella precisa volontà di aumentare la distanza tra chi sta dentro e chi sta fuori, alla faccia delle parole del pontefice. Queste due ore di ‘radio neorealista’ sono diventate per me una consuetudine natalizia, una funzione laica appunto. Se il Natale possiede ancora una funzione spirituale, dovrebbe proprio essere quella di “prendersi a carico” gli altri e ancor più quelli in difficoltà poiché privati della loro libertà. Fuori di cella è una trasmissione di straordinaria umanità, si sentono persone pronte a ripartire, vogliose di apprendere un mestiere, altre più rassegnate e altre felici perché vicine alla fine della pena. Un’iniziativa del genere ha il merito di avvicinare le vite di persone intenzionalmente poste ai margini della società. Dar voce ai carcerati è un’opera di altissima civiltà. È un primo passo per comprendere il vero significato del termine ‘popolazione carceraria’, definizione che – nonostante le banalizzazioni mediatiche – rappresenta una smisurata quantità di persone in carne ed ossa, con le loro colpe con le loro ingiustizie e con le loro passioni. Tutti potremmo essere al loro posto, nessuno, per quanto assennato sia, potrà mai sentirsi al sicuro, immune da errori.
Ogni anno prima di ascoltare Fuori di cella mi dico: “Mi raccomando, niente lacrime”. Poi quando sento un bambino che fa gli auguri al padre in carcere, o una moglie che vorrebbe ricongiungersi, almeno per le feste, con il proprio compagno a cui hanno negato il permesso, o ancora una mamma che non vede da anni il proprio figlio perché detenuto nel braccio di massima sicurezza, io non resisto. Anche quest’anno la mattina di Natale è stata simile ad un fiume in piena, che ci volete fare. Anzi, che ci volete fare un cazzo, mica mi devo scusare.

2 commenti:

Ciao Matteo!
Sono rientrata oggi al lavoro e immagino che sarà toocato anche a te. Quello che hai scritto va ad aumentare il malessere che, soprattutto negli ultimi giorni, provo nei confronti delle istituzioni e della politica italiane. La mia battaglia contro Futura ha coinvolto, come previsto, la Provincia e le sua politica di esternalizzazione del servizio. Sto conoscendo, in prima persona, le squallide dinamiche politiche e in particolare il disarmante individualismo che guida troppo spesso le persone nelle loro scelte. Se andrai a vedere sul sito www.dire.it e inserirai nel primo spazio UILER1 e nel secondo WST386SUB e cliccherai su notiziario regionale e poi farai una ricerca nella giornata del 21-12-2005 troverai il comunicato stampa che ho scritto insieme al sindacalista. Troverai anche la risposta dell'Assessore Rebaudengo che dice di non essere a conoscenza del nostro caso mentre una settimana fa abbiamo avuto un'incontro con un consigliere regionale dei DS che ci aveva promesso d'informare Rebaudengo con il quale si era precedentemente consultato telefonicamente. Una mano sulla coscienza non se la mette nessun politico!?!Ci dobbiamo arrendere di fronte a questa demoralizzante e demotivante affermazione!?!Io non ci riesco! Continuerò a portare avanti l'idea che le relazioni fra gli uomini debbano essere guidate dai principi di uguaglianza e solidarietà e a combattere contro chi riconduce tutto alle dinamiche dell'economia e del potere politich(come se fossero indipendenti dalla volonta' umana!). Mi è capitato un po' di giorni fa di avere allo sportello due ragazzi con i quali ho scambiato due chiacchere in linea con quanto scritto sopra che mi hanno dato info su un loro progetto che stanno realizzando e mi hanno lasciato l'indirizzo del sito internet: www.econoetica.com. Dacci un'occhiata. Mi sembra una proposta interessante e che possa dare sollievo a chi come noi crede in un mondo migliore..magari dal 2006!!
1 bacione e un abbraccio!
Elisa

Ciao Ely, non sono in ufficio sono in vacanza fino al 4 le ferrovie mi trattano bene. Ho letto la risposta di Rebaudengo, mi suona strano il fatto che Futura sia una realtà senza scopro di lucro, mah. Il progetto di econoetica mi sembra ben studiato speriamo funzioni, nonostante le prevedibili difficoltà. Comunque la conoscenza tecnologica per le fasce deboli è un passo obbligato per rendere la nostra società più libera e democratica. Vai avanti nella tua battaglia sui diritti, non farti isolare né dai collegi né dai sindacati cerca sempre di concordare le mosse con persone fidate. L'unico modo per "ricattare" i politici è convincerli che perderanno dei voti, ma non è una cosa che si fa in due giorni.
Saluti

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