L’amicizia è un sentimento soggettivo, difficile da valutare. Quante domande ci facciamo sul fatto che forse avremmo potuto fare qualcosa di più per un vecchio amico. Allo stesso modo a volte rosichiamo perché avremmo voluto una maggiore considerazione da parte dei nostri sedicenti amici. Se per esempio prendiamo un rapporto di amicizia fra due persone, e per varie ragioni della vita, una di queste si dovesse sentire terribilmente depressa l’altra avrebbe sostanzialmente due opzioni di comportamento. La prima sarebbe forse la più naturale, vale a dire prendersi cura dell’amico in difficoltà adottando un comportamento passivo incentrato sull’ascolto delle pene altrui. In questo caso si è disposti a consigliare e ad assecondare ogni desiderio del malcapitato (sempre che l’amico disperato lo richieda). La seconda sarebbe più attiva, poco disposta all’ascolto e più rivolta all’attività e alle possibilità di distrazione che la vita può offrire. Nella prima si aspetta il grido d’aiuto dell’amico e si sta in camera a parlare, nella seconda non si aspetta niente e si obbliga l’amico ad abbandonare la stanza (anche a calci in culo) per uscire, nonostante le lacrime. Secondo me, fra questi due comportamenti c’è una profonda differenza qualitativa. Il primo comportamento non è una passeggiata, ma il secondo è davvero tutta un’altra cosa. Vorremmo avere tutti un amico così, ci sentiremmo importanti.
Faccio una richiesta scritta al Gesuba per trovarne uno sotto l'albero.
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